Museo "Pietro Mlcca» e dell'Assedio di Torino del 1706

Questo è uno dei pochi musei sotterranei di cui abbiamo notizia. Si compone di cunicoli con pareti in mattoni, a due piani sovrapposti, utilizzati anticamente per la difesa della cittadella di Torino.

Queste gallerie, cosiddette di contromina, hanno un i sviluppo sotterraneo ed oggi è possibile percorrerle per un lungo tratto, e rievocano un belpezzo della nostra storia, incentrato sull'episodio glorioso di Pietro Micca. 

La cittadella ormai non esiste da quasi cento anni, ma sopravvivono ancora queste straordinarie vestigia sotterranee, scavate a più riprese per permettere la comuniazione con le opere di difesa più avanzate. Si trattava di un immenso intrico di radici che raggiungeva lo sviluppo di 14 chilometri.  

Via Guicciardini 7/a - Torino
Telefono: 011.54.63.17
Fax: 011.506.93.82


Orari di aperturada martedì a domenica 10 - 18
Lunedì chiuso
.Website del Museo Pietro Micca
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ll percorso espositivo non si sviluppa però tutto in galleria. Due grandi saloni raccontano la sto­ria dell'assedio del 1706 (durante la Guerra di Successione spagnola), con grande dovizia di cimeli.

Sono conservati una carta geografica del Borgonio Stagnon, i plastici di Torino e del­la sua cittadella, un modello in legno della fa­mosa scala di Pietro Micca, e ancora incisioni, disegni e un'interessante tavola intarsiata dell'assedio di Torino, datata il 1713. Si posso­no inoltre vedere i reperti dell'antica artiglieria con cui i francesi bombardavano le mura della città.

A guidare i visitatori in questo itinerario, sono trentadue guide volontarie che accompagnano gratuitamente il pubblico. 

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Esiste un'associazio­ne di Amici del Museo che ha dato corpo ad un gruppo storico: si esibisce ogni anno in diverse manifestazioni di costume indossando uniformi settecentesche e rievocando personaggi storici. 

Cliccando sulle singole icone qui sotto si aprirà in una nuova pagina l'imagine ingrandita.


1
Già nel 1702 il Re Sole considerava Torino facente ormai parte dei suoi possedimenti. In questa incisione in rame, dal titolo Medailles de Louis XIV, compare la pianta della città (la terza dall'alto). L'ultima medaglia in basso a destra raffigura un paesaggio montuoso e una donna in atteggiamento dimesso seduta ai piedi di un monte. La scritta "Sabaudia subacta" (Savoia sottomessa) chiarisce senza mezzi termini le intenzioni del sovrano.


2
Un'altra incisione in rame, colorata all'acquerello e intitolata Nouvelle carte du Piemont. Nieuwe Kaart van Piemont, stampata ad Amsterdam nel 1709. La tavola è contornata dalle piante di tredici città del Piemonte. Quella di Torino si trova in basso al centro.


3
Ancora un'incisione in rame stampata ad Amsterdam (1729). La città di Torino è vista dalla collina con prospettiva a volo d'uccello. In primo piano, a sinistra, il convento del Monte dei Cappuccini, oggi sede del Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi".


4
Questa pianta della città, stampata a Parigi nel 1704 (due anni prima dell'assedio), si fa notare per la sontuosità tipicamente barocca delle decorazioni. A sinistra, un putto regge il cartiglio contenente il titolo; a destra, un guerriero regge la tavoletta con la legenda.


5
Il santuario della Consolata, o semplicemente "la Consolata" come lo chiamano comunemente i torinesi, è un luogo di culto mariano fra i più antichi del Piemonte (risale infatti al X secolo). Vi si conserva un'antica icona della Vergine, venerata come consolatrice degli afflitti. Nella celebre "galleria degli ex-voto" oggetti, scritte, ma soprattutto quadretti dipinti da mani ingenue e devote testimoniano di inattese guarigioni, di miracolosi salvamenti, di grazie ricevute da chi si affida all'intercessione della Consolata. Non stupisce che durante l'assedio i torinesi invocassero la loro protettrice. Questa immagine veniva affissa sulle porte delle case per preservarle dalle bombe dei cannoni francesi. In basso una veduta della città durante un bombardamento.


6
Terminato l'assedio, molti si impossessano delle armi abbandonate o perse dai franco-ispanici. Non potendo permettere che queste armi restino in mano a privati, il ministro delle finanze Groppello fa emanare questa circolare, nella quale si dispone la consegna delle armi alle autorità, che provvederanno a rimborsare, secondo una tariffa stabilita, chi avrà ottemperato alla disposizione.


7
Questo salvacondotto, redatto in tedesco (con traduzione manoscritta in italiano) e datato 27 aprile 1706, reca la firma autografa di Vittorio Amedeo II.
8 Un altro salvacondotto, datato 2 dicembre 1705, a firma autografa del principe Eugenio.


9
Questo resoconto della battaglia di Torino fa parte di un libro pubblicato all'Aja nel 1725. L'autore, Jean Dumont, vi descrive le battaglie vinte dal principe Eugenio. Nella testata della pagina un sontuoso cartiglio racchiude la mappa dell'assedio. Si vedono chiaramente la pianta della città e la disposizione degli accampamenti francesi. Sulla destra il principe Eugenio, a cavallo, dirige le operazioni.


10
Lettera (17 maggio 1706) dell'imperatore Carlo VI a Vittorio Amedeo II. L'imperatore, che si rivolge al duca chiamandolo affettuosamente "fratello", annuncia l'arrivo della flotta alleata e la liberazione di Barcellona dall'assedio dei franco-ispanici. La notizia della liberazione di Barcellona infuse nuova speranza e nuove energie ai torinesi: l'esercito francese, per quanto organizzato e agguerrito, poteva, dopo tutto, essere sconfitto!
 
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