Gli avori salernitani raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento sono un tesoro unico al mondo.

Gli avori salernitani rappresentano uno dei tesori più incredibili custoditi da mille anni nella nostra città. È possibile ammirare queste opere d’arte presso il Museo Diocesano di Salerno.


Per la serie Salerno da vedere, le tavolette sono certamente una delle cose che nessun salernitano o turista dovrebbe non conoscere. Sia per la bellezza che per la storia che raccontano, sono un unicum mondiale.


Gli Avori Salernitani sono 67 tavolette di avorio che raffigurano scene del Vecchio e Nuovo Testamento. Provengono dalla Cattedrale di Salerno e si presume siano parte della decorazione di un altare. Per la loro quasi completezza, in origine erano una settantina, e l’eccellente stato di conservazione, rappresentano il ciclo decorativo eburneo più importante al mondo.


Origine degli avori salernitani.


Dopo decenni di studi, gli studiosi hanno appurato che gli avori sono stati commissionati esclusivamente per il Duomo di Salerno. Probabilmente furono donati da una famiglia ricca e colta intorno al XII secolo. Per la loro fabbricazione vi lavorarono diverse mani, forse addirittura più di cinque scalpellini. Infatti si vedono differenze di stili tra i diversi cicli.

La tecnica usata è quella dell’incisione diretta sulle tavolette, con molti abbozzi iniziali dell’opera compiuti -e ve n’è ancora traccia evidente- sul retro delle stesse, dopo esser state tenute a bagno nell’aceto per stirarle e renderle più duttili alla lavorazione; a ciò s’aggiunge la tecnica, di derivazione carolingia, della fusione diretta sull’avorio di perline di pasta vitrea nera come decorazione per gli occhi dei personaggi.


I cicli degli avori salernitani.


Le formelle relative al vecchio testamento giunte fino a noi sono sedici, di cui quattordici custodite dal Museo Diocesano. Due avori sono invece custoditi in musei all’estero, le Storie di Caino e Abele al Louvre di Parigi , e quella della Creazione degli animali, segata in due parti, conservate rispettivamente a Budapest e a New York. Di questa serie dovrebbero mancare almeno sette scene, perché la storia non è completa. Esse hanno un andamento orizzontale e sono divise in due riquadri per pezzo, divisi da una colonna.


Le formelle del Nuovo Testamento rinvenute sono invece diciannove, per cui è evidente la perdita di almeno una di esse. Al contrario di quelle del Vecchio Testamento, questa hanno un andamento non più orizzontale ma verticale. Le tavolette sono divise sempre in due episodi, ma stavolta messi l’uno sopra l’altro; ciò fa intuire che, nella posizione originaria del ciclo, esso avesse una funzione diversa, quasi centrale nella composizione.



fonte: Salerno da vedere

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