Il Museo "Giuseppe Pellizza da Volpedo" consiste nello stu­dio dell'artista, fa­moso per il quadro "Quarto Stato".

Il museo consiste nello stu­dio del pittore divisionista Giuseppe Pellizza, nato a Volpedo nel 1868, donato dagli eredi al Comune nel 1966. 
Restaurato tra il 1987 e il 1994, è aperto al pub­blico dal 1994 e ripropone l'originalità di un atelier d'artista di fine Ottocento. 

Lo studio dell'artista, fa­moso per il quadro "Quarto Stato", immagine usata spesso per rappresentare gli ideali di unità dei lavora­tori, presenta al visitatore numerosi strumenti di lavoro - tavolozze, pennelli, colori - dipinti e disegni: due autoritratti, numerosi frammenti di quadri oltre alle veline usate per la realizzazione del quadro "Quarto Stato" e due tele.

Via Rosano 3
15059 Volpedo (Alessandria)
tel. 0131/80141
orario estivo:
sabato e domenica
16.30/19.00
orario invernale: 15.00/17.00


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La sala che accoglie "l'anima" di Pellizza da Volpedo contiene anche una biblioteca di circa ottocento volumi, riviste, lettere, l'olografie ed altri documenti, oggetti d'arredo, vasi.

Nel Quarto Stato, iniziato nel 1898 e terminato nel 1901, è evidente che Pellizza non intendeva rappresentare esclusivamente una scena, sia pure molto importante, della vita sociale del proprio tempo, vale a dire un momento di sciopero e di protesta. Vi compaiono, infatti, delle figure che avanzano verso la piena luce, mentre sullo sfondo campeggia un tramonto: è chiara l'allegoria sociale del popolo che avanza verso un futuro radioso, lasciandosi alle spalle l'età dell'oppressione.  
Il tema era già stato trattato più volte e continuamente rielaborato da Pellizza, a partire dal 1891, con Ambasciatori della fame, attraverso Fiumana, completata nel 1896, e il bozzetto preparatorio del Quarto stato del 1898, Il cammino dei lavoratori, secondo il titolo inizialmente prescelto, ed era andato ampliandosi ed approfondendosi durante questo percorso, di pari passo con l'evoluzione artistica del soggetto.
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 La ricerca formale presente nella tela è di altissima qualità: la composizione è perfettamente calibrata e conchiusa e la massa avanzante non è inerte, ma il gestire delle mani, dei piedi e il gioco delle ombre movimentano la sua rappresentazione producendo un'ondulazione.

Le linee rette ed ondulate si equilibrano suggerendo l'avanzare lento, calmo e pacato ma ineluttabile di una nuova classe, forte della sicurezza che le deriva dalla consapevolezza del proprio ruolo storico.

 La formazione e il perfezionamento.
 
Figlio di contadini, frequentò la scuola tecnica di Castelnuovo Scrivia dove apprese i primi rudimenti del disegno. Grazie alle conoscenze ottenute con la commercializzazione dei loro prodotti, i Pellizza entrarono in contatto con i fratelli Grubicy che ne promossero l'iscrizione all'Accademia di Belle Arti di Brera dove fu allievo di Francesco Hayez e di Giuseppe Bertini.

Contemporaneamente ricevette lezione private dal pittore Giuseppe Puricelli e successivamente divenne allievo di Pio Sanquirico.

Espone per la prima volta a Brera nel 1885.

Terminati gli studi milanesi, Pellizza decise di proseguire il tirocinio formativo, recandosi a Roma, dapprima all'Accademia di San Luca poi alla scuola libera di nudo all'Accademia di Francia a Villa Medici.

Deluso da Roma, abbandonò la città prima del previsto per recarsi a Firenze, dove frequentò l'Accademia di Belle Arti con Giovanni Fattori come maestro.
Alla fine dell'anno accademico ritorna a Volpedo, allo scopo di dedicarsi alla pittura dal vero attraverso lo studio della natura. Non ritenendosi soddisfatto della preparazione raggiunta, si recò a Bergamo, dove all'Accademia Carrara seguì i corsi privati di Cesare Tallone.

Nel 1889 visitò Parigi in occasione dell'Esposizione universale.

Frequentò poi l'Accademia Ligustica a Genova.

Al termine di quest’ultimo tirocinio, ritornò al paese natale, dove sposò una contadina del luogo, Teresa Bidone, nel 1892. Da quello stesso anno, cominciò ad aggiungere "da Volpedo" alla propria firma.
 La maturità artistica.

Il pittore in questi anni abbandona progressivamente la pittura ad impasto per adottare il divisionismo. Si confrontò così con altri pittori che usavano questa tecnica, soprattutto con Giovanni Segantini, Angelo Morbelli, Vittore Grubicy De Dragon, Plinio Nomellini, Emilio Longoni e, in parte, anche con Gaetano Previati. Nel 1891 espose alla Triennale di Milano, facendosi conoscere al grande pubblico. Continuò a esporre in giro per l'Italia (Esposizione Italo-Colombiana di Genova 1892, di nuovo Milano 1894).

Tornato a Firenze nel 1893, vi frequentò l'Istituto di Studi Superiori, visitò poi Roma e Napoli.

Nel 1900 espose a Parigi Lo specchio della vita. Nel 1901, portò a termine Il Quarto Stato, a cui aveva dedicato dieci anni di studi e fatica. L'opera, esposta l'anno successivo alla Quadriennale di Torino, non ottenne il riconoscimento sperato, anzi scatenò polemiche e sconcerto presso molti dei suoi amici. Deluso, finì per abbandonare i rapporti con molti letterati e artisti dell'epoca, con i quali già da tempo intratteneva fitti rapporti epistolari.

Morto nel frattempo Segantini, nel 1904 Pellizza intraprese un viaggio in Engandina, luogo segantiano, al fine di riflettere maggiormente sulle motivazioni e sull'ispirazione del pittore da lui considerato suo maestro.

Nel 1906, grazie alla sempre maggiore circolazione delle sue opere in esposizioni nazionali e internazionali, fu chiamato a Roma, dove riuscì a vendere un'opera perfino allo Stato: ‘’Il sole’’, destinato alla Galleria di Arte Moderna.

Sembrava l'inizio di un nuovo periodo favorevole, in cui finalmente l'ambiente artistico e letterario riconosceva i temi delle sue opere. Ma l'improvvisa morte della moglie, nel 1907, gettò l'artista in una profonda crisi depressiva. Il 14 giugno dello stesso anno, non ancora quarantenne, si suicidò impiccandosi nel suo studio di Volpedo.


 Le principali opere:

    * Il quarto stato (Galleria d'arte moderna di Milano)
    * Fiumana (Accademia di Brera di Milano)
    * Ambasciatori della fame (Civica Galleria d'Arte Moderna di Milano)
    * Il sole (Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma)
    * L'amore nella vita (Collezione privata a Lonedo)
    * Il sorgere del sole (Collezione privata a Torino)
    * Panni al sole (Collezione privata a Milano)
    * Passeggiata amorosa (Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno)
    * Prato fiorito (Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma)
    * Statua a Villa Borghese (Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Venezia)
    * Lo specchio della vita (Museo civico di Torino)
    * L'annegato (Pinacoteca Civica di Alessandria)
    * Idillio primaverile (Collezione privata)


Elenco dei musei che contengono opere dell'artista:
 
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Commenti

  1. Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento

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