Museo Nazionale d'Abruzzo, un gioiello per l'ambientazione e la elevata qualità delle opere esposte.

Il Museo nazionale d'Abruzzo (abbreviato in MUNDA dal 2015) è il principale museo della regione. Storicamente ospitato nelle 41 sale del Forte spagnolo, è stato chiuso in seguito al terremoto dell'Aquila del 2009; dal dicembre 2014 il museo è in gestione al Polo museale dell'Abruzzo. La collezione principale del museo è stata resa accessibile nei locali dell'ex mattatoio a partire dal dicembre 2015.

Mai utilizzato per scopi bellici, il Forte fu utilizzato nel Seicento come residenza del governatore spagnolo e successivamente come alloggio per i soldati francesi nell'Ottocento e tedeschi durante l'ultima guerra mondiale. Restaurato nel 1951 ad opera della Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie d'Abruzzo e Molise, è divenuto sede del Museo Nazionale d'Abruzzo, il più importante della regione, ed è sede di mostre e convegni. Al suo interno trovano posto anche un Auditorium e una Sala Conferenze.

Il Museo Nazionale d'Abruzzo, MUNDA, in attesa dei restauri del Castello Cinquecentesco, ha riaperto i battenti presso la sede provvisoria dell'ex mattatoio dell'Aquila in località Borgo Rivera di fronte alla monumentale Fontana delle 99 Cannelle.

Al piano terra, in due sale sono esposti reperti archeologici, tra cui molte steli funerarie, ma il più importante è l'Elephas meridionalis, i resti monumentali di un mammut, uno dei più grandi d'Italia (ritrovato nel 1954).

Al primo piano, in 10 sale, vi sono opere scultoree e pittoriche dalla fine del XII secolo alla fine del XV secolo. Da segnalare le opere di ignoti scultori e pittori, maestro del Trittico di Beffi, Silvestro dell'Aquila, Saturnino Gatti e le delicate Madonne con Bambino.

Al secondo piano opere pittoriche, tessuti, oreficeria sacra dagli inizi del XVI secolo fino al Novecento. Opere di grande pregio, quali Nicola da Guardiagrele, Francesco da Montereale, Bartolomeo di Giovanni, Pompeo Cesura, Giovan Paolo Cardone, Giulio Bedeschini, il Maestro di Fossa. Tra le opere moderne, quelle di Teofilo Patini e Francesco Paolo Michetti.

Piano terra.

Leggi anche: Musei dell'Abruzzo, una incredibile varietà di luoghi espositivi (1a parte).
Sala 1: Arkidiskodon Meridionalis Vestinus.
La sala era un tempo cisterna dell'acqua per i soldati che vi si rifugiavano; oggi vi è esposto un grande scheletro di Arkidiskon Meridionalis Vestinus, una specie di mammut (ma non fa parte di questa specie) molto più antico del mammut. Fu ritrovato nel 1948 a Scoppito e fu portato qui l'anno dopo, quando fu istituito il museo.

Sale 2-3-4:Donazione Emilio Greco.
La donazione comprende sculture e dipinti dell'artista catanese Emilio Greco.

Sala 5: Saletta dell'Ottocento.
Nella sala sono esposti alcune opere della fine del XIX e inizi XX secolo, di noti artisti abruzzesi, tra cui: i morticelli (1880) di Francesco Paolo Michetti e il noto quadro La lavandaia (1888) di Pasquale Celommi.

Sale 6-7-8-9: sezione archeologica.
In queste sale sono esposte alcuni reperti (dall'età protostorica all'età romana) provenienti dall'antico territorio dei Vestini e, principalmente, da L'Aquila. Interessante la sala 8, la più grande, con reperti di età sannitica, e la sala 9, con reperti funerari di età romana.

Sala 10: sala del Gonfalone.
Nella sala è esposto, nella teca più grande del mondo, il gonfalone più grande del mondo: è quello realizzato da Giovan Paolo Cardone verso il 1586 per la basilica di San Bernardino, da dove proviene. Al centro vi è il Cristo risorto (secondo lo schema di Michelangelo nella basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma) e ai lati un Angelo con la coppa del sangue e la Vergine Maria; sotto, la città dell'Aquila cinta da mura e retta dai suoi quattro santi protettori: san Massimo, san Bernardino da Siena, Celestino V e sant'Equizio.

Nei pennacchi altri quattro santi, tra cui Giovanni da Capestrano; l'opera è firmata nella parte centrale del dipinto, in basso a sinistra: Jo Paulo Cardonus Aquilani (Giovanni Paolo Cardone aquilano). Nella sala vi è anche un modellino del castello del Settecento: ci si accorge che è cambiato poco o nulla dell'aspetto, anche se in questo modellino manca il portale d'ingresso, staccato dopo il terremoto del 1703 dalla chiesa delle Anime sante.

Sala 11: scalone.
Questo è lo scalone che porta al primo piano: vi sono esposti due affreschi del XV secolo, riconducibili allo stesso artista.

Primo piano.

Sala 12: pittura e scultura del XIII secolo.


Le opere della sala testimoniano i livelli artistici raggiunti dall'Abruzzo nel XIII secolo. L'unica opera pittorica presente è il Crocifisso da iconostasi, formato da due travi unite, mentre le pitture (eseguite alla metà del Duecento) sono opera di un artista locale, ma abbastanza aggiornato sulle correnti pittoriche del tempo. Le altre opere sono tutte sculture di Madonna con Bimbo, la cui produzione durò fino al XVI secolo con grandi esponenti come Saturnino Gatti e Silvestro dell'Aquila. Sono tutte datate alla fine del XIII secolo.

Sala 13: gli stili bizantino e gotico-romanico in Abruzzo.

Nella seconda metà del XIII secolo, l'arte abruzzese presenta varie differenze. La pittura resta fedelmente ancorata alla cosiddetta maniera greca (come la chiamava Giorgio Vasari): ne sono testimonianze le tre tavole dipinte, tutte raffiguranti la Madonna con Bambino, che provengono dalle chiese di Santa Maria a Graiano di San Pio (frazione di Fontecchio), Santa Maria in Pantanis a Montereale e San Pietro a Sivignano (frazione di Capitignano); esse hanno tutte la stessa impostazione frontale, con la Madonna seduta e il Bambino in braccio.

Di assoluto interesse è la Madonna con Bambino proveniente da Montereale, che viene chiamata Madonna del Latte perché sta allattando il piccolo Gesù: l'opera è sicuramente la più bella delle tre Madonne dipinte e colpisce soprattutto la ricchezza dei colori e la loro lucentezza; viene riconsegnata ogni 15 agosto al comune di Montereale per la processione. Un pittore in Abruzzo cerca di aggiornarsi sulle novità proposte da Cimabue e provenienti da Firenze: Gentile da Rocca. Egli, unico pittore abruzzese del Duecento di cui si conosca il nome di battesimo, nativo di un paese dell'Altopiano delle Rocche, realizzerà varie opere d'arte almeno fino al 1295: l'unica firmata e datata è, però, una Madonna del Latte (1283), proveniente dalla chiesa di Santa Maria ad Cryptas a Fossa.

Essa, restaurata agli inizi del Novecento, si caratterizza per la brillantezza dei colori blu, rosso e verde e per i candidi colori degli incarnati. Ai lati vi sono dei rovinatissimi sportelli laterali con tracce di affreschi, che dovevano raccontare la vita della Madonna o di Cristo.

Nell'architettura e nella scultura persiste ancora il romanico, ma l'Abruzzo accoglierà il nuovo stile gotico filtrato dall'Umbria e dalla Napoli angioina: per questo, fino al 1290 circa, in Abruzzo si parlerà di "gotico-romanico".
Gli scultori abruzzesi cercano di aggiornarsi sulle nuove correnti artistiche e a testimoniare il rinnovamento sono ancora le Madonne con Bambino, tutte sedute in trono, opera di artisti locali ma di un certo livello, provenienti dalle chiese di Sant'Agostino a Penne, Santa Maria ab Extra a Villa di Mezzo (frazione di Barisciano) e dal municipio di Pizzoli. Di assoluto interesse è un'altra Madonna in trono con Bambino, la Madonna delle Concanelle, che come recita l'iscrizione sul piedistallo fu realizzata nel 1262 da Domenico Pace, uno dei pochi scultori del Duecento abruzzese di cui si sappia nome e l'unico di cui è certo anche il cognome.

L'opera, proveniente dalla chiesa di Santa Maria della Neve a Bugnara, è uno dei capisaldi della scultura medievale abruzzese e si distacca dagli altri esemplari esposti nella sala per una maggiore naturalezza e per una policromia più raffinata. Per ragioni di spazio, nella sala è esposta una scultura della fine del XII secolo, tra le più sorprendenti del museo: la Madonna di Monteplanizio, una splendida scultura in stile romanico che raffigura la Madonna in trono con Bambino. La scultura proviene dalla chiesa di San Nicola a Lettopalena, ma originariamente si trovava nell'abbazia di Santa Maria di Monteplanizio sempre nel Comune di Lettopalena. Recentemente restaurata, la Vergine presenta il volto bruciacchiato per via di un incendio divampato nell'abbazia; doveva avere una corona. Lo stile rimanda all'arte francese e la statua viene considerata opera di un artista italo-francese.

A partire dalla fine del XIII secolo, in Abruzzo si può cominciare a parlare di gotico "puro": il romanico è ormai scomparso, e il gotico viene largamente diffuso grazie sia alla presenza di tre artisti provenienti dall'Umbria e dall'Emilia, sia alla corte angioina nel Regno di Napoli. Nella scultura si hanno le manifestazioni più importanti: tra le 9 opere esposte, ben 6 si riferiscono alla scultura.

L'ultimo esempio di gotico-romanico in Abruzzo è il Cristo deposto, datato intorno al 1290, unica parte superstite di un'antica Deposizione dalla Croce: proviene dal Duomo di Penne. L'opera, che però ha poco di gotico, è di legno policromo e si riallaccia al filone dei cosiddetti "Cristi deposti" che tra il 1220 fino agli inizi del Trecento saranno diffusi nella penisola e realizzati secondo uno schema figurativo molto simile. Il primo esemplare è quello del Duomo di Tivoli, datato al 1220-1230, opera appunto del Maestro di Tivoli, artista a cui (senza fondamento) la scultura presente nel Museo aquilano è stata attribuita. Nel XIV secolo sono presenti in regione tre artisti di provenienza diversa: due provenienti dall'Umbria e uno dall'area bolognese.

Dell'Umbria sono il Maestro della Madonna del Duomo di Spoleto e il Maestro di Fossa; il primo, che prende nome da una Madonna con Bambino realizzata appunto per il Duomo di Spoleto, fu attivo fino alla metà del Trecento e in Abruzzo realizzò tre Madonne in trono con Bambino, accomunate tra loro per lo stile molto simile: due di queste sono esposte in questa sala, e sono la Madonna di San Silvestro (proveniente dalla chiesa di San Silvestro a L'Aquila) e la Madonna di Fossa (proveniente dalla chiesa dell'Assunta a Fossa), tutte realizzate secondo i canoni del gotico francese. La Madonna di Fossa è collocata entro un tabernacolo dipinto dal Maestro di Fossa, attivo tra il 1330 e il 1400, anche lui originario di Spoleto e che si recò in Abruzzo alla fine del Trecento.
L'artista umbro fu molto attivo in Abruzzo e in particolare a Fossa, dove oltre a dipingere il tabernacolo della Madonna dipinse anche le tavolette laterali con la Vita di Cristo: le tavolette, disposte a mo' di ante di armadio in modo che potessero chiudere il tabernacolo in certe occasioni impedendo la vista delle statua, furono dipinte tra il 1385 e il 1390 e furono recentemente rubate; ritrovate, sono state collocate nei depositi della Pinacoteca Nazionale di Bologna, ma una è stata riconsegnata al museo ed è esposta in questa sala, ovvero la Presentazione al Tempio. Del Maestro di Fossa c'è anche un dittico, datato intorno al 1400, che raffigura a sinistra San Bartolomeo e a destra i Santi Quirico e Giulitta: provengono dalla Collegiata di San Michele a Città Sant'Angelo, dove furono ritrovate in condizioni gravissime durante un restauro nel retro di un confessionale; restaurate nel 1973, hanno ritrovato il loro splendore.

Di area emiliana è invece il Maestro del Crocifisso d'argento, pittore e scultore, attivo tra il 1310 e il 1330 e proveniente molto probabilmente da Bologna; egli realizzò tra il 1325 e il 1330 uno tabernacolo da collocare nell'altare maggiore della chiesa di Santa Caterina a L'Aquila. Al centro c'era la statua di Santa Caterina d'Alessandria, di legno dipinto, mentre ai lati due tavole bislunghe dipinte, collocate in modo verticale, raffiguravano la vita della santa: si partiva da destra e precisamente dall'alto, con Santa Caterina che rifiuta di adorare gli idoli, il rogo dei 5 sapienti e l'eviscerazione della santa. A sinistra invece, partendo sempre dall'alto, erano raffigurati La visita dell'imperatrice a Santa Caterina, l'angelo che distrugge la ruota dentata e la decapitazione della santa. Con le soppressioni post-unitarie, i beni del convento furono alienati: la statua della santa e le due tavole andarono a finire nel municipio. La statua finì poi nel palazzo aquilano dei Rivera. Con l'istituzione del Museo Nazionale d'Abruzzo, la statue e le due tavole sono state donate all'istituzione museale e oggi figurano in questa sala, andando a formare nuovamente l'antico tabernacolo.

Tornando nuovamente alla scultura, gli artisti abruzzesi impararono presto le nuove novità artistiche gotiche, e ne sono testimonianza le due statue lignee di Santa Balbina (1310 circa) e San Leonardo (1350 circa), provenienti rispettivamente dalle chiese di San Michele a San Vittorino (frazione di Pizzoli) e da quella diruta di San Leonardo a L'Aquila: entrambe sono dipinte, ma la Santa Balbina ha conservato pochissime tracce della policromia, mentre il San Leonardo è perfettamente conservato.

Nuovo MUNDA dell'Ex Mattatoio Comunale.
Il complesso è situato a Borgo Rivera — in uno dei quartieri più antichi della città —, adiacente le mura dell'Aquila, precisamente tra le porte Rivera e della Stazione. L'area, a forte connotazione turistico-monumentale, è caratterizzata dalla presenza della fontana delle 99 cannelle e della chiesa di San Vito alla Rivera.

Occupa una superficie di oltre 4.000 m², di cui circa la metà recuperati e accessibili al pubblico, ed è formato da un edificio principale (sede della collezione del museo nazionale d'Abruzzo) e da un nuovo fabbricato, ulteriormente suddiviso in due blocchi a livelli sfalsati, al cui interno trovano posto le strutture accessorie al museo, una sezione uffici ed una sala congressi da 96 posti[4]. Il padiglione principale si articola su 6 sale all'interno di 5 aree espositive.

Sala 1: Archeologia d'Abruzzo.
La prima delle sale della mostra è dedicata all'archeologia, con reperti di testimonianze delle civiltà italiche, e in particolare dei Vestini. Ci sono molti pezzi provenienti da Amiternum. Alcune opere derivano dalle collezioni del Castello, ma ci sono anche testimonianze degli ultimi scavi di Fossa e di Ocre.

Sala 2: le Madonne.
È il tema della seconda sala, che contiene al suo interno una delle maggiori novità dell'esposizione: una scultura di Madonna con Bambino, attribuita al maestro della Santa Caterina Gualino, scultura “sorella” di una già conservata al Castello che, a differenza di quella appena acquisita dalla Soprintendenza, aveva perso completamente la policromia. I visitatori dunque potranno vedere a confronto le due Madonne.

Sala 3 - 4: Età Angioina - Età tardo Gotica e Rinascimento.
La sezione comprende rappresentazioni più naturalistiche della Madonna, con finezza ed eleganza eccezionali. Tra queste quella della chiesa di San Silvestro. Nella sala successiva sono mostrate le opere di esordio di Andrea De Litio, ma anche è presente l'importanza del famoso Trittico di Beffi, il San Sebastiano di Silvestro dall'Aquila, opere di Giovanni di Biasuccio, diversi polittici, tra cui quello di Pianella della chiesa di Santa Maria Maggiore.

Sala 5 - 6: i Francescani - Opere del Barocco Aquilano.
Una delle sale è completamente dedicata al messaggio di San Francesco, con i ritratti di San Bernardino da Siena, San Giovanni da Capestrano, il polittico- Di grande importanza è un gruppo di terracotta al centro della stanza composto dalla Madonna col Bambino della basilica di Collemaggio e dal presepe proveniente dalla chiesa di Santa Maria del Ponte a Tione.

L'ultima sala è dedicata alle tele di Giacinto Brandi e ai capolavori della collezione Cappelli.
Musei Italiani: Museo Nazionale d'Abruzzo.
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Commenti

  1. L'ingresso del museo è collocato difronte alla Fontana monumentale delle 99 cannelle, in borgo Rivera («alla Rièra», per dirla alla maniera degli aquilani).
    Per il biglietto mia moglie e io abbiamo pagato 4 euro a persona (il 19 agosto 2016).
    Gli addetti alla biglietteria ci sono sembrati abbastanza cortesi, ma non abbiamo trovato nessun opuscolo esplicativo, nessuna guida, insomma, nessuna delle pubblicazioni del tipo di quelle che solitamente vengono offerte gratuitamente o in vendita nelle biglietterie dei musei di tutto il mondo.
    L'allestimento ci è parso molto curato e ordinato, cioè adatto a valorizzare adeguatamente le opere esposte (fondo neutro in grigio e illuminazione a spot).
    La mostra esordisce con alcuni manufatti provenienti dagli insediamenti di epoca romana del circondario (Peltuinum e Amiternum), per proseguire con una rassegna di pale d'altare e sculture lignee, concludendo con affreschi e oli su tela.
    Particolarmente pregevoli sono le opere di Saturnino Gatti.
    Quasi tutte le opere in mostra provengono dalle chiese del comprensorio, dalle quali sono state recuperate in seguito al sisma del 6 aprile 2009.
    Il tema è inequivocabilmente religioso.
    Per quanto abbiamo potuto notare, vi sono alcune sale ancora inaccessibili, nelle quali s'intravedono alcune opere che attendono di essere esposte.
    La visita è stata per noi molto piacevole e quindi ci sentiamo di consigliarla vivamente.
    Notiamo tuttavia il solito approccio "low profile" (alla maniera aquilana) dell'organizzazione (assenza di pubblicità, segnaletica, informazione, passione, eccetera), che rischia di tradursi in disinteresse.

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    Risposte
    1. L'allestimento nella sede provvisoria del Museo Nazionale d'Abruzzo è bella, moderna ed accattivante anche se molto ridotta rispetto alla sede storica della Fortezza Spagnola. La sezione più interessante è quella delle Madonne abruzzesi. Se ne consiglia la visita. Peccato che la zona nel complesso è ancora in uno stato di semi-abbandono a quasi otto anni dal sisma del 2009.
      Grazie dal tuo commento.

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